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Incoscienza, bugie o lucida follia?

18/9/2012

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Testo di Alessandro Spagnolo:

Il problema maggiore non è riattivare il cervello dopo la pausa estiva, ma cercare di riappropriarsi degli avvenimenti senza eccedere nella rabbia e nella indignazione. O peggio nel più totale pessimismo rispetto ad una prospettiva futura.

Certo questo è un blog su cui dovrei scrivere di mutui, ma mi perdonerete se, causa “forzata inattività”, mi occupo di altro.

Facciamo il punto: qual’è lo stato attuale delle cose?

Ovviamente sempre lo stesso, nel nostro paese sembra cambiare sempre tutto ma rimane sempre tutto uguale, tranne il momento di lagrime e sangue che sta  proseguendo, inesorabile, lasciando sul terreno morti e feriti.

Qualcuno però parla di “lenta ripresa” anzi addirittura di manovre epocali in atto per favorire lo sviluppo.

Ma come si fa a parlare di sviluppo e contemporaneamente varare misure che affossano sempre di più la nostra economia interna tanto da venire giornalmente puniti dai mercati finanziari che ben sanno leggere ciò che accade e sempre “scontano” in anticipo ciò che deve ancora accadere?

Tali affermazioni sono frutto di pura incoscienza, di lucida follia o semplicemente sono palesi bugie?

Come ci hanno insegnato fin dalle scuole elementari c’è una geografia fisica e una politica e mai come in questo periodo è così vero per la nostra sempre dicotomica Italia. Da una parte una politica fatta da un governo, non politico e nemmeno eletto, che sembra muoversi e parlare ad un paese che non c’è.

E una massa di uomini politici che assolutamente incuranti di quanto sta succedendo, conoscendo anche bene i propri polli e sempre attenti a proteggere gli interessi delle lobbies più rappresentative, riescono, nonostatnte tutto, a bloccare in Parlamento quanto i primi provano a fare per cambiare aspetto al Paese.

Dall’altra parte il paese “fisico” quello ormai talmente cinico e provato che li sta lasciando fare, ma che sta buttando il sangue per sfangarla, il paese dove non si compra più una casa o un’automobile da sempre gli indicatori primari dell’economia che gira o della positività dei cittadini.

Il paese dove intere strade sono disseminate di vetrine chiuse o di attività che riducono la superficie dei loro negozi, di cartelli vendesi o affittasi.

Dalle attività più disparate che si tramutano in gelaterie, le uniche che sembrano funzionare.

Naturalmente non solo le attività commerciali stanno soffrendo ma quando si parla di sviluppo e si invoca persino un “aumento della produttività” sono sicuramente i consumi l’indicatore più immediato del benessere di un paese, così come il costo dei servizi è lo specchio delle sue difficoltà.

In tutto questo apprendiamo che i prezzi degli immobili stanno scendendo ma sono ancora troppo cari rispetto alla ricchezza posseduta, che la raccolta in strumenti del risparmio è ancora positiva, che data la richiesta, i prezzi degli immobili all’estero stanno invece lievitando così come gli affitti interni che soffrono degli inasprimenti fiscali. Tutto ciò che è lusso va alla grande così come l’esportazione delle nostre tante eccellenze.

Ricchezze che ovviamente restano lì, nei paesi dove vengono prodotte.

Allora?

Cosa c’è di strano in tutto questo, cos’è che non quadra, cos’è che fa smuovere le coscienze a difesa di lavoratori di zone già “difficili” del nostro Paese come Ilva, Sulcis, Alcoa, e non porta in piazza qualche centinaia di migliaia di metalmeccanici per quanto sta accadendo in Fiat?

E i lavoratori che dovranno andare in pensione con 6/7 anni in più come i nati nel 1953/1954, e gli “esodati”, e quelli che causa “revisione della spesa” (in italiano è più carino), il posto di lavoro non lo avranno più anche proprio fisicamente?

E gli studenti? Scuole chiuse o accorpate, libri e tasse più costosi, cattedre abolite e un futuro professionale quanto mai incerto se non addirittura inesistente?

Ovviamente quanto dico non è certo da interpretare come una istigazione alla piazza, ma certo come elemento di riflessione.

Siamo daccordo che molto passa dalla dura e infaticabile lotta all’evasione fiscale messa in atto dall’attuale governo, ma tale endemica caratteristica del nosrtro paese sembrerebbe quasi essere stata, insieme alla corruzione, il pilastro principale della nostra economia.

E non voglio fare pensieri apparentemente qualunquistici e controcorrente come quanto affermato in questo provocatorio e bellissimo articolo da Hans Magnus Enzensberger, e sono anche consapevole che per ricostruire bene bisogna prima abbattere, ma dopo che la nostra generazione avrà finito quanto accumulato grazie all’evasione fiscale e alla solidarietà familiare dove troveremo le risorse per costrruire questa società nuova che tutti auspichiamo?

Dalla ridistribuzione di quali ricchezze? O risorse? E chi dovrebbe esserne il progettista?

Ammenoché la vera domanda da porsi non sia un’altra: ma non è che dietro tutto questo ci sia una strisciante, e forse nemmeno tanto, nuova lotta di classe?
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Notizie, notizie, notizie

16/7/2012

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Testo di Alessandro Spagnolo:

Certo per un blog dedicato ai mutui immobiliari non è un momento molto favorevole.

Per chi svolge un’attività consulenziale e di informazione le notizie sono linfa vitale, la struttura portante di una intera professione.

La propria formazione, l’aggiornamento e la comunicazione verso i propri lettori passano attraverso  quanto accade nel mondo del credito, nel mondo dell’economia e dell’informazione di settore.

Ma negli ultimi mesi non c’è certo un granché da riportare se non pessimistiche ripetizioni sulla terribile “crisi” che il nostro paese sta vivendo, salvo pescare nella rete qualche notizia forzata, ripetuta, se non addirittura inventata.

Stenderei poi un velo sulle notizie che pur di riempire un nuovo post non vengono nemmeno verificate come quelle riportate da blog, anche molto ben “indicizzati”, negli ultimi giorni sui magnifici mutui a tasso fisso della banca BHW, che purtroppo però nei primi giorni di maggio ha cessato ogni tipo di attività nel nostro paese, oppure sui mutui a tasso variabile della UBI Banca distribuiti dalla rete consulenziale Byou che però non esiste più, se non per il disbrigo di affari correnti, e tanto meno in partnership con UBI.

Tuttavia non si può rimanere insensibili, o vagamente perplessi, rispetto alle notizie che animano il panorama economico di questi giorni e che sono in realtà una ghiotta opportunità di riflessione e stimolo a porsi almeno qualche domanda.

  • Ovviamente la notizia più appariscente, se non altro perché coinvolge direttamente chi come me si occupa di consulenza del credito, è la flessione di un ulteriore 47% nel primo trimestre di questo anno delle richieste di mutuo, e vale la pena di ricordare che il raffronto è con un anno, il 2011, già di particolare flessione del settore.

  • L’ISTAT ci dice che l’Euribor è allo 0,549%, dopo l’ulteriore taglio dei tassi che per la prima volta sono scesi sotto la soglia dell’1%.

  • Sempre l’ISTAT, però, ci dice che il tasso di inflazione per il mese di giugno 2012 è del 3,3% (in Spagna è all’ 1,9%), e il prezzo dei carburanti è in discesa.

  • Dal Sole24Ore del 7 luglio apprendiamo di misure allo studio per agevolare l’acquisto della prima casa, come per esempio l’azzeramento del prelievo fiscale sulle compravendite.

  • E il calcolo dell’indice ISTAT dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie, per le nuove costruzioni, evidenzia, addirittura, un aumento dei prezzi, dal 2008 al 2011, del 2,2%.

Pleonastico ricordare gli aumenti e i tagli che quotidianamente ci vengono comunicati.

Il resto lo conosciamo benissimo così come tutti i giorni ci rendiamo conto che, nonostante quanto il nostro paese stia facendo, il solito spread rimane altissimo, la Borsa soffre, e i Mercati finanziari non ci premiano, anzi.

E in Spagna migliaia di persone invadono le strade per protestare su tagli e costi. In Spagna.

Allora io mi chiedo, e ti chiedo cos’è che non funziona?
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E se tutto questo fosse una irripetibile opportunità?

8/4/2012

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Testo di Alessandro Spagnolo:

L'opportunità che si viene a creare


solo dopo una guerra. Quando è il momento di ricostruire.

E non è forse una guerra questa che stiamo vivendo? In fondo che differenza c’è, certo sono cambiati i tempi e i paesi che hanno ceduto al capitalismo si guardano bene dal fare una guerra tradizionale, quella la fanno fare ai paesi che hanno fatto scelte diverse, e che rappresentano un’ottima clientela per il mercato delle armi. Qualcuno in fondo dovrà anche comprarle e soprattutto usarle.

Nel nostro mondo le armi sono molto più sofisticate si chiamano economia, mass media, concertazione, FMI, Fondo salva stati, ma ce n’è un arsenale intero nei depositi delle nostre fortezze, i palazzi del potere, le banche.

E’ diversa anche l’immagine delle vittime, meno sangue o corpi lacerati, certo qualcuno ultimamente si da fuoco ma potremmo chiamarlo un effetto collaterale.

Per il resto le nuove vittime hanno fattezze diverse, assomigliano più ai disoccupati, ai precari, alle imprese fallite, alle famiglie in difficoltà e nelle ultime battaglie è stata identificata anche una categoria nuova, quella degli “esodati”, ma devono essere stati colpiti da una arma ancora poco conosciuta.

Sono veramente poche le differenze dall’ultima vera guerra:
  • Da dove tutto ebbe inizio? Dalla Germania.
  • Quali sono stati i paesi coinvolti? Con modalità e tempistiche diverse e pagando il tributo più alto, l’Italia, la Spagna, la Grecia, un pò meno pesante la Francia (deve sempre distinguersi).
  • Salvatori del mondo? L’Inghilterra, sempre in una posizione di mezzo, l’America che però nel tempo ha cambiato nemico, sempre a Oriente, non più il Giappone ma la Cina.
  • E la Svizzera e i paesi del nord-Europa? Neutrali, come sempre.
  • E i nord-africani? Per capirci quelli del film “La Ciociara”? E’ inutile infierire.
Si potrebbe continuare a lungo passando per i costi dei carburanti e dell’energia in genere, roba da contingentamento, e quindi di tutti i generi alimentari che stanno raggiungendo prezzi da borsa nera oppure per le nuove tasse molto più simili “all’oro alla patria” che al giusto contributo personale alla ridistribuzione dei servizi sociali.

Ecco, questo è quello che credo sia il tema, prima ci renderemo conto che siamo in guerra, una guerra interminabile perchè poco chiaro chi siano i buoni e i cattivi, e prima ci troveremo al momento della ricostruzione.

Abbiamo l’opportunità di cambiare qualcosa, di rinnovarci, di cambiare il senso dei valori e invertire la rotta. Il tramonto delle vecchie attività se da una parte può sancire un fallimento dall’altra può stimolare nuovi progetti.

Non dobbiamo ricostruire città distrutte dai bombardamenti, ma una società e un ambiente feriti nel profondo, non dobbiamo comprare il carburante alla borsa nera ma trovarne di alternativi, non dobbiamo piangere i nostri morti ma restituire dignità a generazioni che molto hanno ancora da dare ma che niente ricevono in cambio.

Si parla di ridistribuzione della ricchezza, di equità sociale, di diritto al lavoro, cose che non ci sono mai state, ma sembrano più alibi per non arrivare al vero problema che è il fallimento di un modello economico.

Ma qualsiasi governo è impotente rispetto a questo problema senza la collaborazione di tutti, ecco perchè i paesi che per cultura per educazione per passato storico hanno un approccio diverso alla struttura della società, ciclicamente mostrano segni di insofferenza verso gli altri paesi.

Ci sono intere città da mettere “a norma” da ricablare nelle infrastrutture, da adeguare al rispetto dell’ambiente, da preparare allo sfruttamento delle energie alternative.

Ci sono milioni di ettari di terre da destinare a nuove colture, ex insediamenti industriali da destinare a presidi medici di quartiere o strutture multimediali per le giovani generazioni dove tornare a fare cultura ed uscire dall’ignoranza da sempre utile al “potere”.

E tutto questo non è fantascienza, non è patrimonio di una sola parte politica, non è solo becero ambientalismo o buonismo ideologico, ma business, impresa, attività e non parassitismo.

Certo non è accumulare ricchezza tramite l’evasione fiscale, certo non è mirare solo a comprare una casa e soprattutto non è coltivare solo il proprio orticello. La decadenza  si vede persino nella forma della corruzione, la passata “tangentopoli” mise alla luce un perverso sistema economico che proliferava creando, per assurdo, business e ricchezza anche ad altre componenti sociali, quello che sta emergendo in questi giorni, e da diverse parti politiche, mirava solo all' arricchimento personale.

Sono naturalmente solo degli esempi, degli elementi di riflessione di fronte alla complessità di una ricostruzione  post-bellica,  e gli effetti li vedranno forse solo i nostri figli. Ma se mai si comincia.....

E i mutui e le assicurazioni in tutto questo che c’entrano?

Tu che dici?

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Mutui, assicurazioni, IMU, lavoro, cambiare mentalità per legge

1/3/2012

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Una favola inizierebbe con "fin dai tempi più remoti..."


...le grandi trasformazioni sociali sono avvenute, ad eccezione delle grandi rivoluzioni cruente o culturali della storia, sempre grazie alla comunicazione, la vera forza in grado di operare epocali cambiamenti nella nostra vita.

Pensate alle grandi strade dei Romani in grado di unire popoli e raggiungere posti impensabili prima, o alla nascita della ferrovia, e poi i caratteri da stampa, il telegrafo, le onde radio, la forza prorompente della televisione o internet.

Certo bisognerebbe aggiungere le uniche forme di socialismo reale che hanno funzionato cioè i social network e Ikea che sono riusciti nell'omologazione dei popoli dove persino i grandi dittatori hanno fallito.

Invece, almeno per il nostro paese, questi tempi passeranno alla storia come l'unico caso in cui a cambiare la mentalità di un popolo ci penserà la legge.

Ci vogliono delle leggi per farci capire cosa vuol diire libera impresa in libero mercato, e siamo un paese democratico a vocazione capitalista, ci vogliono le leggi a ricordarci la differenza tra tasse e contributi che atavicamente evadiamo entrambi danneggiando gli altri e noi stessi.

Ci vogliono le leggi per farci capire che forse è più sano tutelarci su accadimenti futuri o probabili che immobilizzare capitali in mattoni comprati anche a debito, e ci vogliono le leggi per ricordarci che il lavoro sarà pure un diritto costituzionale ma può essere flessibile, delocalizzato e ottenuto per merito e non per clientele.

Infatti quanto si sta costruendo in questi giorni e quanto già costruito nelle aule parlamentari, non ci obbligherà solo a spendere di più per l'aumento della fiscalità, ma anche a cambiare atteggiamento nei confronti di aspetti importanti della vita sociale.

Soprattutto ora che comincia a venir meno la solidarietà familiare che da sempre sorregge il futuro delle ultime generazioni.

Appunto, le ultime.

Abbiamo già parlato della forte contrazione da parte delle banche nell'erogazione del credito e in tutti i comparti, dal prestito personale al mutuo, dal finanziamento all'impresa alla ristrutturazione del debito e quotidianamente abbiamo segnali di una sempre maggiore prudenza nelle valutazioni degli immobili.

L'aumento esponenziale degli immobili all'asta la diminuzione della quota finanziabile per un mutuo di acquisto gli spread elevati, la rinnovata fiscalità sulla casa, porteranno ad una diminuzione generale delle transazioni immobiliari, ma anche del'indebitamento.

La tracciabilità del denaro portata agli eccessi dovrebbe far diminuire l'evasione fiscale ma nel dubbio, il Governo stà valutando l'aumento delle tasse indirette, e già quello dell' Iva sta causando lacrime e sangue.

Le misure che si stanno adottando sulle liberalizzazioni e sulle semplificazioni dovrebbero favorire la libera impresa e la nascita di nuove opportunità, così come la concorrenza sui prodotti assicurativi dovrebbe spingere le compagnie ad abbassare le tariffe e magari favorire polizze assicurative che alleggerirebbero la costosissima assistenza dello Stato.

Certo, poi tutti plaudiamo alla decisione di far pagare il suo anche alla Chiesa seppur un pensiero dovrebbe andare a tutti quegli enti assistenziali, case famiglia, missioni sperdute nel mondo, comunità in genere che non potranno non risentirne.

I cambiamenti sociali sono percorsi lunghi e spesso cruenti ma riusciremo almeno questa volta a guardare un pò al di là del nostro naso e cominciare a fare concretamente qualcosa per le generazioni future? A rendere questo paese moderno e competitivo in grado di attrarre non solo turisti ma anche investitori? A non essere solo scrigno di ineguagliabili e costosissime bellezze che spesso non riusciamo nè a mantenere nè a sfruttare?

Insomma, come alla fine di ogni favola che si rispertti, riusciremo a ... vivere felici e contenti?

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Ma quanto sono ricchi questi italiani, e lo sono poi davvero?

20/2/2012

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Una interessante riflessione ricevuta


dall'amico e collega Marco Cozzi a commento del mio post del 14 febbraio scorso, che riporto per intero:

"Ottima analisi. Aggiungerei che forse le Banche cominciano a sospettare che la ricchezza fondiaria sia un fenomeno quanto meno ambivalente.

Il valore di mercato di un immobile non è individuato con parametri economici oggettivamente comparabili.

Al contrario, tale valore è determinato con criteri molto soggettivi, dovuti a situazioni di mercato molto particolari, che la politica, invece di contrastare, tende a rafforzare, ritardando artificialmente lo scoppio di una bolla immobiliare che, proprio perchè compressa, quando esploderà potrebbe causare dei danni ingenti al Paese.

Il primo dei quali sarà quello di ridimensionare enormemente la storiella della grande e diffusa ricchezza del Paese mettendo a nudo la fragilità economica di tante famiglie che si ritengono al riparo dalla povertà perchè in possesso d'immobili.

Pensiamo solo al fatto che tale ricchezza nella maggior parte consiste in patrimoni illiquidi ed estremamente costosi da liquidare. Forse più che una ricchezza il patrimonio immobiliare è una palla al piede per il paese, che ne limita la capacità reattiva".

Certo una riflessione forte ma in un momento di difficoltà "forte"; forse proprio questa è la differenza di questa crisi finanziaria rispetto a quelle passate alle quali siamo sopravvissuti.

La consapevolezza che il patrimonio immobiliare in mano ad una grande fetta degli italiani stia subendo sia una grossa perdita in conto capitale, sia un livello di rendimento risibile, ormai poco sopra il 2%, ma soprattutto della sua contingente difficoltà ad essere monetizzato, pur nella certezza di consolidare inevitabilmente la perdita di valore.

Quindi in un momento come questo dove è indispensabile fare ricorso a tutte le risorse possibili per salvaguardare il proprio tenore di vita, non è con i mattoni che si fanno studiare i nostri figli, o si affrontano le spese di assistenza per i nostri cari più anziani o si ammortizzano gli scossoni provenienti dalle tensioni del mondo del lavoro o dalle riforme  fiscali e pensionistiche.

Gli immobili non si vendono se non a prezzi notevolmente rivisti, gli affitti sono scesi tanto da far riflettere i proprietari sulla loro convenienza, è la crisi che deve ancora arrivare veramente? O è il terremoto che ci voleva perchè il risparmio, o quel che resta, potesse finalmente prendere altre strade e non il senso unico della casa sempre e ad ogni costo?

O più semplicemente un brutto risveglio dopo una notte di bagordi, e un nuovo mattino pieno di ben altre sfide e cambiamenti epocali?
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La Concordia metafora dell'Italia

22/1/2012

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Troppo facile pensare ad una


nave che affonda come metafora di un paese che sta nella stessa condizione, ma non è a questo che penso, "azzardando" umilmente paragoni, ma allo svolgersi della vicenda tutta.

Quanti altri giorni ci vorranno per capire cosa è successo veramente e di chi veramente sono le responsabilità? Quanto ci vorrà a capire quello che forse ormai è già chiaro a tutti?

Chi è stato crocifisso subito è veramente l'unico responsabile o lo è anche chi da subito è stato descritto come un eroe, i soccorsi da parte dei vari organismi preposti sono arrivati nel tempo giusto e quanto sono coordinati in modo efficiente?

Fra quanto verrà smontato tutto quanto detto fino ad oggi affermando esattamente il contrario e ridistribuendo le responsabilità a tutta la filiera che in realtà sta facendo la solita figuraccia?

E verranno puniti i responsabili qualora venissero accertati? E fra quanto tempo

Computer che spariscono, scatole nere non funzionanti da tempo, clandestini, forse, a bordo, l'abitudine al cosiddetto inchino alle coste da parte delle navi da crociera con gli armatori conniventi, le capitanerie che non sanno cosa succede alle navi nel proprio tratto di mare e devono essere avvertite da una telefonata, l'attività delle forze in campo senza un unico coordinatore, l'hanno cacciato, che si contraddicono anche nelle dichiarazioni, agenti inquinanti a cui non si è pensato subito tutti concentrati solo sul carburante senza pensare, ad esempio, al sapone per lavare i piatti di un paese di 4000 persone per una settimana ecc. ecc. ecc.

Più semplicemente il solito, tipico, mancato rispetto delle regole.

E poi il bla, bla, bla, di ore di televisione che non mettono e non tolgono nulla alla drammaticità della vicenda anzi la aggravano, se possibile, attraverso le analisi degli "esperti" rinnovando soltanto il dolore di chi ha perso nella sciagura un proprio caro.

Ecco, in questo è l'Italia tutta, o almeno l'Italia alla quale purtroppo ci stiamo abituando in questi ultimi anni, la stessa che santifica governi o manovre improbabili, inutili, e per qualcuno anche dannose.

Qualcuno ci facesse, se non un grafico, almeno un disegnino su come dovremmo crescere grazie a un po' di farmacie in più, a qualche taxi in più o alla concorrenza sulle parcelle dei notai o degli avvocati, ma quante volte ci andiamo? Non faccio in tempo a leggere la bozza della manovra che già devono rivedere tutto alla luce delle proteste "politiche" delle varie lobbies.

E va bene a tutti? E a te che leggi i miei post, o almeno spero, va bene?

Scusate se annichilito da tutto questo ho trascurato di scrivere su mutui e assicurazioni; sarò subito nuovamente "sul pezzo" e senza nascondere la profonda preoccupazione che provo sul futuro dell'attività.

Ma su questo argomento sembra che siano tutti sordi e quelli che dovevano parlare lo hanno fatto troppo tardi.

E tu che ne pensi?



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Rincorrere lo spread o fermarsi a pensare?

12/1/2012

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Oggi avrei dovuto dar conto


delle nuove condizioni che verranno applicate ai mutui Barclays, dal prossimo 13 gennaio, caratterizzate da un forte aumento dello spread e dei costi complessivi, e dalla riduzione del loan to value cioè quanto possiamo chiedere massimo di mutuo rispetto al prezzo o al valore della casa.

Poi ho pensato che sarei diventato monotono e forse non avrei fatto un buon servizio nè a me e a tutti quelli che si occupano, come me, di consulenza, nè tantomeno a chi con ansia e aspettative sta cercando di prendere un mutuo.

E’ accertato ormai che  la disponibilità ad erogare denaro  è condizionata da  fattori legati sia alla situazione economica generale che al particolare momento che le banche tutte stanno vivendo, così come è innegabile che la loro stessa immagine è da tutti  vissuta, oggi, in maniera negativa.

Ormai è inutile quindi correre dietro ai cambiamenti quotidiani del calcolo dei tassi, che allo stesso modo dei bollettini di guerra, sembrano presagire solo lacrime e sangue.

Lo “spread”, in questi ultimi mesi ha monopolizzato la comunicazione turbando le notti di molti, riempiendo programmi televisivi, favorendo dibattiti, diventando persino oggetto di sketch, ma dando anche l’impressione di essere diventato, come spesso è avvenuto in epoche diverse, “il nemico” quello su cui si deve concentrare l’attenzione per distorglierla dal resto, che strisciante e più silenzioso procura magari danni maggiori.

A novembre 2011, ultimo dato disponibile, in Italia l’inflazione era al 3,3% poco al di sotto quella dell’area Euro, che i consumi siano fermi e che la crescita economica sia inesistente ormai lo sanno tutti, anche perchè non si parla d’altro.

La mancanza di crescita quindi avrebbe necessità di una riduzione dei tassi, per favorirne la ripresa, mentre invece dovrebbero aumentare per far fronte all’alta inflazione, questa si chiama “stagflazione”, termine terribile e oscuro, da non approfondire in questo ambiente, ma che da sempre è considerato dagli economisti il momento più difficile da gestire per uno Stato.

Allora forse è arrivato il momento di riflettere; come può ciascuno di noi fare la sua parte? Come possiamo trarre da tutto questo gli insegnamenti necessari perchè i nostri figli non si ritrovino in futuro nella stessa situazione, ammesso che non li avremo definitivamente lasciati in un mare di guai?

Certo per chi fa la mia professione il futuro appare quantomeno difficile e incerto per come si sta mettendo, ma, e lancio una domanda aperta, quanta responsabilità siamo in grado di assumerci per favorire un cambiamento.

Ne ho già parlato in un altro post, ma il rischio è che non ci troviamo a dover fronteggiare una crisi, dalla quale in qualche modo prima o poi se ne esce, bensì un cambiamento epocale verso il quale o siamo preparati o si soccombe.

Approfittiamo per aumentare la qualità di noi stessi, approfittiamo per imparare a guardare anche fuori dal nostro guscio, per condividere con altri esperienze, conoscenze, voglia di crescere, prendiamo e diamo il giusto da chi e a chi abbiamo davanti senza doverci per forza guardare alle spalle, allora, probabilmente, riusciremmo ad apprezzare di più la cosa comune vera ancora di salvezza delle economie in difficoltà.

In questi giorni abbiamo assistito ai primi fenomeni di vera e propria delazione nei confronti di quei commercianti che non emettono scontrini o fatture, e come sempre è la rete ad aver diffuso l’iniziativa rendendola virale, così come è la rete che fa sentire la vera voce della gente più di una obsoleta e inefficace manifestazione di piazza.

Ma stiamo assistendo anche all’accanita reazione delle lobbies, a cui l’attuale governo vuole sottrarre privilegi e potere, diffusissime nel nostro paese grazie anche alla nostra connivenza.

Per tornare all’inizio, chi sta per prendere un mutuo grazie alla consulenza esperta e professionale di qualcuno di noi, nonostante “lo spread”, ci riuscirà, ma a noi come cittadini, padri, madri e contribuenti la consulenza chi ce la fa?

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Cosa resterà di questi difficili giorni

11/12/2011

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cosa ci lascerà questa crisi,


ma è poi una crisi? Impossibile non fare qualche riflessione sul momento che stiamo vivendo  dall'osservatorio di chi quotidianamente maneggia economia e finanza.

E' una crisi o il fallimento di un modello economico? E' una crisi o un momento di profonda trasformazione, di quelle che periodicamente accadono magari dopo una rivoluzione culturale, il passaggio da un'era all'altra, da uno stato sociale ad un altro.

E la reazione del mondo economico e politico mostra consapevolezza o percorre strade antiche facendo finta che niente è cambiato solo perchè non ci sono state battaglie o pestilenze o tiranni deposti?

Qualche tassa in più, un inasprimento dei parametri per la pensione una bottarella a chi e più "ricco", qualche taglio allo stato sociale e le altre alchimie di vecchia memoria e di crisi passate, per quanto tempo potranno arginare l'impetuosa marea del cambiamento? Certo è meglio parlare di "crisi, perchè da una crisi si può uscire mentre dall'ammissione di un fallimento o da un processo di cambiamento no.

Ed è giusto così, basta accorgersene.

Tutto è a due velocità creando uno scollamento evidente tra mondo reale e mondo "politico". Molte cose ci sono da dire ma sono solo elementi di riflessione, un quesito aperto a chi volesse intervenire.
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