Una interessante riflessione ricevuta
dall'amico e collega Marco Cozzi a commento del mio post del 14 febbraio scorso, che riporto per intero:
"Ottima analisi. Aggiungerei che forse le Banche cominciano a sospettare che la ricchezza fondiaria sia un fenomeno quanto meno ambivalente.
Il valore di mercato di un immobile non è individuato con parametri economici oggettivamente comparabili.
Al contrario, tale valore è determinato con criteri molto soggettivi, dovuti a situazioni di mercato molto particolari, che la politica, invece di contrastare, tende a rafforzare, ritardando artificialmente lo scoppio di una bolla immobiliare che, proprio perchè compressa, quando esploderà potrebbe causare dei danni ingenti al Paese.
Il primo dei quali sarà quello di ridimensionare enormemente la storiella della grande e diffusa ricchezza del Paese mettendo a nudo la fragilità economica di tante famiglie che si ritengono al riparo dalla povertà perchè in possesso d'immobili.
Pensiamo solo al fatto che tale ricchezza nella maggior parte consiste in patrimoni illiquidi ed estremamente costosi da liquidare. Forse più che una ricchezza il patrimonio immobiliare è una palla al piede per il paese, che ne limita la capacità reattiva".
Certo una riflessione forte ma in un momento di difficoltà "forte"; forse proprio questa è la differenza di questa crisi finanziaria rispetto a quelle passate alle quali siamo sopravvissuti.
La consapevolezza che il patrimonio immobiliare in mano ad una grande fetta degli italiani stia subendo sia una grossa perdita in conto capitale, sia un livello di rendimento risibile, ormai poco sopra il 2%, ma soprattutto della sua contingente difficoltà ad essere monetizzato, pur nella certezza di consolidare inevitabilmente la perdita di valore.
Quindi in un momento come questo dove è indispensabile fare ricorso a tutte le risorse possibili per salvaguardare il proprio tenore di vita, non è con i mattoni che si fanno studiare i nostri figli, o si affrontano le spese di assistenza per i nostri cari più anziani o si ammortizzano gli scossoni provenienti dalle tensioni del mondo del lavoro o dalle riforme fiscali e pensionistiche.
Gli immobili non si vendono se non a prezzi notevolmente rivisti, gli affitti sono scesi tanto da far riflettere i proprietari sulla loro convenienza, è la crisi che deve ancora arrivare veramente? O è il terremoto che ci voleva perchè il risparmio, o quel che resta, potesse finalmente prendere altre strade e non il senso unico della casa sempre e ad ogni costo?
O più semplicemente un brutto risveglio dopo una notte di bagordi, e un nuovo mattino pieno di ben altre sfide e cambiamenti epocali?