Testo di Alessandro Spagnolo:
I tassi di interesse
il tasso
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L’interesse è il prezzo dell’uso del capitale chiesto in prestito alle banche.
La misura di tale prezzo è il tasso, o saggio, di interesse.
Sulla base del tasso di interesse vengono calcolati gli interessi maturati sul capitale in una unità di tempo stabilita (mese, trimestre, semestre o anno).
Questa è la definizione, asciutta, immediata, da manuale, ma per avere le idee chiare e sapere di cosa stiamo parlando veramente e scegliere consapevolmente il nostro mutuo dovremo approfondirne tutti gli aspetti.
Parleremo quindi di:
Fino all’entrata in vigore dell’Euro, ricordiamo 01/01/1999 per tutte le forme di pagamento non fisiche, 01/01/2002 con l’introduzione di monete e banconote, le banche ancoravano il calcolo delle rate dei propri mutui agli indici più svariati e, a volte, fantasiosi.
Valute, rendimento medio delle obbligazioni, oscillazione dei titoli di stato…..ma con l’entrata in vigore dell’Euro, nato proprio per dare stabilità monetaria ai paesi aderenti, si è deciso di adottare degli indici di riferimento che fossero maggiormente stabili e verificabili:
L’interesse è il prezzo dell’uso del capitale chiesto in prestito alle banche.
La misura di tale prezzo è il tasso, o saggio, di interesse.
Sulla base del tasso di interesse vengono calcolati gli interessi maturati sul capitale in una unità di tempo stabilita (mese, trimestre, semestre o anno).
Questa è la definizione, asciutta, immediata, da manuale, ma per avere le idee chiare e sapere di cosa stiamo parlando veramente e scegliere consapevolmente il nostro mutuo dovremo approfondirne tutti gli aspetti.
Parleremo quindi di:
- Tassi di riferimento (indici)
- Euribor
- Eurirs
- Tasso BCE
- Libor
- Lo spread
- Tassi soglia
Fino all’entrata in vigore dell’Euro, ricordiamo 01/01/1999 per tutte le forme di pagamento non fisiche, 01/01/2002 con l’introduzione di monete e banconote, le banche ancoravano il calcolo delle rate dei propri mutui agli indici più svariati e, a volte, fantasiosi.
Valute, rendimento medio delle obbligazioni, oscillazione dei titoli di stato…..ma con l’entrata in vigore dell’Euro, nato proprio per dare stabilità monetaria ai paesi aderenti, si è deciso di adottare degli indici di riferimento che fossero maggiormente stabili e verificabili:
_L'EURIBOR
Acronimo di Euro Interbank Offered Rate, probabilmente l’indice più conosciuto, alla base del calcolo delle rate dei mutui a tasso variabile, è l’indice che rappresenta il tasso medio utilizzato dalle Banche Europee per le transazioni finanziarie.
E’ rilevato e aggiornato quotidianamente ed è ritenuto estremamente affidabile in quanto utilizzato dalle banche stesse per acquistare denaro.
La sua durata è in stretta relazione al tempo entro il quale la banca deve restituire il denaro, se fosse ad esempio dopo una settimana si prenderà in considerazione l’Euribor a 1 settimana, se fosse dopo tre mesi allora l’Euribor a tre mesi e così per le altre durate.
Matematicamente parlando esistono 40 combinazioni diverse considerando anche che in alcuni casi si prende in considerazione la durata sui 365 giorni dell’anno solare, in altri sui 360 giorni dell’anno commerciale che risulta leggermente più basso.
Le banche decidono autonomamente, in base alle loro esigenze, a quale durata dell’Euribor ancorare le rate dei mutui della loro clientela. Le durate più frequenti comunque sono quelle a 1 mese, a 3 mesi, a 6 mesi e in alcuni rari casi a 12 mesi.
Altro elemento diverso da banca a banca è a quale valore fare riferimento per il calcolo della rata che figurerà sul contratto che firmeremo. Sul mutuo a tasso variabile ha poca importanza ma, come vedremo, su un mutuo a tasso fisso può essere determinante.
Alcune banche fanno riferimento all’ultimo tasso pubblicato nel mese precedente la stampa del contratto, altre invece scelgono il giorno e il mese in base alla stipula fatta nei primi quindici o nei secondi quindici giorni del mese. E sono solo due esempi.
La variabilità di questo indice è determinata dal suo stretto legame con l’economia reale dell’Eurozona e al suo andamento. Questa variabilità porta con se le oscillazioni della nostra rata di mutuo a tasso variabile alle date di revisione stabilite dal contratto.
Va comunque sottolineato che nel lungo periodo questa variabilità tende ad annullarsi e ad attenuare i suoi effetti, ricordiamo, sul capitale residuo. Naturalmente questo non esclude la possibilità di potersi trovare in difficoltà in diversi periodi durante la sua durata.
In maniera del tutto empirica, ma accettabilmente esplicativa, possiamo dire che all’aumentare del nostro tasso di un 1% ci troveremo a pagare una rata più alta di circa 5 Euro per ogni 10.000 euro di capitale residuo.
L'IRS (Eurirs)
Questo indice invece, acronimo di Interest rate Swap, è la base di calcolo delle rate di un mutuo a tasso fisso, e, come il precedente, rappresenta un tasso utilizzato dalle banche per le loro transazioni.
Nello specifico quando si parla di questo indice si fa riferimento ad una modalità ben precisa con le quali le banche si cautelano dall’oscillazione dei tassi una volta che ci hanno prestato il denaro ad un tasso di interesse fisso per tutta la sua durata.
La banca quando fa un mutuo deve cercare e comprare il denaro sul mercato, cioè da altre banche e pagarlo ad un certo tasso di interesse, una volta che lo ha “venduto” a noi attraverso il mutuo e noi glielo restituiamo al tasso fissato sul nostro contratto, in caso di aumento dei tassi la banca ci rimette.
Al contrario ci possono essere banche o altri soggetti economici interessati ad assumersi, a fini speculativi, questo rischio, che la nostra banca cede loro attraverso contratti chiamati appunto Swap (scambio).
L’IRS altro non è che il tasso al quale si pattuiscono questi contratti.
Come per l’Euribor, visto prima, la sua durata è data dalla durata del finanziamento. Per un mutuo a tasso fisso, per esempio, della durata di 20 anni, si usa appunto l’IRS dei 20 anni.
Si intuisce facilmente che parliamo di un indice che non ha grande legame con l’economia reale del paese ma più con la maggiore o minore facilità delle banche a trovare denaro e a pagarlo di più o di meno in base alle solite ferree leggi di mercato della domanda e dell’offerta che ne determinano il valore.
Queste tabelle riportano i valori aggiornati quotidianamente dei due principali indici di riferimento per il calcolo delle rate dei nostri mutui. Un ringraziamento particolare va a FinanziamentiPrestitiMutui.com che ha permesso l'inserimento di queste tabelle che si aggiornano quotidianamente.
Acronimo di Euro Interbank Offered Rate, probabilmente l’indice più conosciuto, alla base del calcolo delle rate dei mutui a tasso variabile, è l’indice che rappresenta il tasso medio utilizzato dalle Banche Europee per le transazioni finanziarie.
E’ rilevato e aggiornato quotidianamente ed è ritenuto estremamente affidabile in quanto utilizzato dalle banche stesse per acquistare denaro.
La sua durata è in stretta relazione al tempo entro il quale la banca deve restituire il denaro, se fosse ad esempio dopo una settimana si prenderà in considerazione l’Euribor a 1 settimana, se fosse dopo tre mesi allora l’Euribor a tre mesi e così per le altre durate.
Matematicamente parlando esistono 40 combinazioni diverse considerando anche che in alcuni casi si prende in considerazione la durata sui 365 giorni dell’anno solare, in altri sui 360 giorni dell’anno commerciale che risulta leggermente più basso.
Le banche decidono autonomamente, in base alle loro esigenze, a quale durata dell’Euribor ancorare le rate dei mutui della loro clientela. Le durate più frequenti comunque sono quelle a 1 mese, a 3 mesi, a 6 mesi e in alcuni rari casi a 12 mesi.
Altro elemento diverso da banca a banca è a quale valore fare riferimento per il calcolo della rata che figurerà sul contratto che firmeremo. Sul mutuo a tasso variabile ha poca importanza ma, come vedremo, su un mutuo a tasso fisso può essere determinante.
Alcune banche fanno riferimento all’ultimo tasso pubblicato nel mese precedente la stampa del contratto, altre invece scelgono il giorno e il mese in base alla stipula fatta nei primi quindici o nei secondi quindici giorni del mese. E sono solo due esempi.
La variabilità di questo indice è determinata dal suo stretto legame con l’economia reale dell’Eurozona e al suo andamento. Questa variabilità porta con se le oscillazioni della nostra rata di mutuo a tasso variabile alle date di revisione stabilite dal contratto.
Va comunque sottolineato che nel lungo periodo questa variabilità tende ad annullarsi e ad attenuare i suoi effetti, ricordiamo, sul capitale residuo. Naturalmente questo non esclude la possibilità di potersi trovare in difficoltà in diversi periodi durante la sua durata.
In maniera del tutto empirica, ma accettabilmente esplicativa, possiamo dire che all’aumentare del nostro tasso di un 1% ci troveremo a pagare una rata più alta di circa 5 Euro per ogni 10.000 euro di capitale residuo.
L'IRS (Eurirs)
Questo indice invece, acronimo di Interest rate Swap, è la base di calcolo delle rate di un mutuo a tasso fisso, e, come il precedente, rappresenta un tasso utilizzato dalle banche per le loro transazioni.
Nello specifico quando si parla di questo indice si fa riferimento ad una modalità ben precisa con le quali le banche si cautelano dall’oscillazione dei tassi una volta che ci hanno prestato il denaro ad un tasso di interesse fisso per tutta la sua durata.
La banca quando fa un mutuo deve cercare e comprare il denaro sul mercato, cioè da altre banche e pagarlo ad un certo tasso di interesse, una volta che lo ha “venduto” a noi attraverso il mutuo e noi glielo restituiamo al tasso fissato sul nostro contratto, in caso di aumento dei tassi la banca ci rimette.
Al contrario ci possono essere banche o altri soggetti economici interessati ad assumersi, a fini speculativi, questo rischio, che la nostra banca cede loro attraverso contratti chiamati appunto Swap (scambio).
L’IRS altro non è che il tasso al quale si pattuiscono questi contratti.
Come per l’Euribor, visto prima, la sua durata è data dalla durata del finanziamento. Per un mutuo a tasso fisso, per esempio, della durata di 20 anni, si usa appunto l’IRS dei 20 anni.
Si intuisce facilmente che parliamo di un indice che non ha grande legame con l’economia reale del paese ma più con la maggiore o minore facilità delle banche a trovare denaro e a pagarlo di più o di meno in base alle solite ferree leggi di mercato della domanda e dell’offerta che ne determinano il valore.
Queste tabelle riportano i valori aggiornati quotidianamente dei due principali indici di riferimento per il calcolo delle rate dei nostri mutui. Un ringraziamento particolare va a FinanziamentiPrestitiMutui.com che ha permesso l'inserimento di queste tabelle che si aggiornano quotidianamente.
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IL TASSO BCE
Potremmo definirlo “il tasso”, infatti è il tasso, come descritto dal suo acronimo, determinato dalla Banca Centrale Europea.
Il tasso che stabilisce il costo base del denaro per tutti i paesi dell’Eurozona. Quello per intenderci che ne rappresenta anche la salute economica, che meglio indica il livello di inflazione, che meglio incarna i momenti di grande crisi o di espansione.
Il Decreto Legge n° 185 del 29/11/2008 ha imposto alle banche di offrire alla propria clientela mutui indicizzati al tasso BCE, questo perché ritenuto, e a ragione, per i mutui a tasso variabile, meno volatile dell’Euribor.
Le banche, però, ritenendo questo tasso meno remunerativo, hanno vanificato questa disposizione applicando a questi mutui spread maggiori.
IL LIBOR
Potremmo definirlo il nostro tasso di scorta, in quanto spesso nei contratti di mutuo a questo tasso si fa riferimento qualora venisse a mancare, per qualsiasi ragione, la rilevazione dell’Euribor.
In realtà, il Libor, London Interbank Offered rate, è un tasso variabile, calcolato giornalmente dalla British Bankers’ Association, in base ai tassi di interesse richiesti sui finanziamenti espressi in valute diverse dall’Euro.
E’ il tasso maggiormente rappresentativo della fiducia che le banche ripongono l’una dell’altra nel prestarsi denaro ed esercita un importante ruolo di garanzia da parte della Banca Centrale in caso di diritti di risarcimento a causa di banche in difficoltà.
LO SPREAD
Salito alla ribalta, in questi ultimi mesi a significare il “differenziale” di rendimento tra i nostri titoli di stato e i titoli di stato dei paesi più virtuosi, soprattutto nei confronti della Germania, nel nostro caso rappresenta il differenziale, appunto, tra il tasso di riferimento e il tasso “finito” del nostro mutuo.
In estrema sintesi lo spread è il guadagno della banca, quello che sommato agli indici di cui abbiamo parlato finora, forma il tasso, il costo complessivo del nostro mutuo, quello che useremo per fare il calcolo della rata.
Naturalmente per quanto appena detto cambia da banca a banca anche se in realtà, soprattutto in momenti difficili di mercato, le banche spesso sembrano fare “cartello”, allineandosi l’una con l’altra, annullando di fatto la concorrenza a favore del consumatore.
Anticamente lo spread era oggetto di trattativa con la propria banca che era disposta a cedere qualche punto in presenza di operazioni di particolare qualità, oggi che il mutuo è più “industrializzato”, si possono ottenere riduzioni spesso a fronte della sottoscrizione di polizze assicurative, con aggravio, comunque del costo complessivo del mutuo.
Resta da sottolineare che la componente spread del nostro tasso è quella che resta invariata, contrattualmente, per tutta la durata del mutuo e in caso di tasso variabile è sicuramente un elemento determinante.
IL TASSO BCE
Potremmo definirlo “il tasso”, infatti è il tasso, come descritto dal suo acronimo, determinato dalla Banca Centrale Europea.
Il tasso che stabilisce il costo base del denaro per tutti i paesi dell’Eurozona. Quello per intenderci che ne rappresenta anche la salute economica, che meglio indica il livello di inflazione, che meglio incarna i momenti di grande crisi o di espansione.
Il Decreto Legge n° 185 del 29/11/2008 ha imposto alle banche di offrire alla propria clientela mutui indicizzati al tasso BCE, questo perché ritenuto, e a ragione, per i mutui a tasso variabile, meno volatile dell’Euribor.
Le banche, però, ritenendo questo tasso meno remunerativo, hanno vanificato questa disposizione applicando a questi mutui spread maggiori.
IL LIBOR
Potremmo definirlo il nostro tasso di scorta, in quanto spesso nei contratti di mutuo a questo tasso si fa riferimento qualora venisse a mancare, per qualsiasi ragione, la rilevazione dell’Euribor.
In realtà, il Libor, London Interbank Offered rate, è un tasso variabile, calcolato giornalmente dalla British Bankers’ Association, in base ai tassi di interesse richiesti sui finanziamenti espressi in valute diverse dall’Euro.
E’ il tasso maggiormente rappresentativo della fiducia che le banche ripongono l’una dell’altra nel prestarsi denaro ed esercita un importante ruolo di garanzia da parte della Banca Centrale in caso di diritti di risarcimento a causa di banche in difficoltà.
LO SPREAD
Salito alla ribalta, in questi ultimi mesi a significare il “differenziale” di rendimento tra i nostri titoli di stato e i titoli di stato dei paesi più virtuosi, soprattutto nei confronti della Germania, nel nostro caso rappresenta il differenziale, appunto, tra il tasso di riferimento e il tasso “finito” del nostro mutuo.
In estrema sintesi lo spread è il guadagno della banca, quello che sommato agli indici di cui abbiamo parlato finora, forma il tasso, il costo complessivo del nostro mutuo, quello che useremo per fare il calcolo della rata.
Naturalmente per quanto appena detto cambia da banca a banca anche se in realtà, soprattutto in momenti difficili di mercato, le banche spesso sembrano fare “cartello”, allineandosi l’una con l’altra, annullando di fatto la concorrenza a favore del consumatore.
Anticamente lo spread era oggetto di trattativa con la propria banca che era disposta a cedere qualche punto in presenza di operazioni di particolare qualità, oggi che il mutuo è più “industrializzato”, si possono ottenere riduzioni spesso a fronte della sottoscrizione di polizze assicurative, con aggravio, comunque del costo complessivo del mutuo.
Resta da sottolineare che la componente spread del nostro tasso è quella che resta invariata, contrattualmente, per tutta la durata del mutuo e in caso di tasso variabile è sicuramente un elemento determinante.
TASSI SOGLIA
I tassi soglia sono i tassi, definiti da Banca D'Italia, attraverso un calcolo stabilito per legge, che determinano il limite massimo di tasso di interesse applicabile in base alla tipologia di finanziamento.
Superate queste soglie i tassi vengono considerati usurai.
Il TEGM, Il Tasso Effettivo Globale Medio, viene rilevato ogni tre mesi da Banca D'Italia per conto del Ministero dell' Economia e delle Finanze.
Dal 14 Maggio 2011, modificando la legge precedente,con il d.l. 70/2011, è stato stabilito che il nuovo metodo di calcolo per determinare i tassi "usurai" è l'aumento del TEGM di un quarto e maggiorato di altri quattro punti percentuali.
Il TEGM viene classificato ogni anno dal Ministero dell' Economia e delle Finanze in base a categorie omogenee di operazioni di finanziamento da parte di banche e intermediari finanziari, sono comprensivi di commissioni, di remunerazioni varie e spese, escluse però tasse e imposte.
Ogni tre mesi attraverso un comunicato Banca d'Italia, aggiornata la tabella dei TEGM e dei tassi soglia corrispondenti.
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