Testo di Alessandro Spagnolo:
L'opportunità che si viene a creare
solo dopo una guerra. Quando è il momento di ricostruire.
E non è forse una guerra questa che stiamo vivendo? In fondo che differenza c’è, certo sono cambiati i tempi e i paesi che hanno ceduto al capitalismo si guardano bene dal fare una guerra tradizionale, quella la fanno fare ai paesi che hanno fatto scelte diverse, e che rappresentano un’ottima clientela per il mercato delle armi. Qualcuno in fondo dovrà anche comprarle e soprattutto usarle.
Nel nostro mondo le armi sono molto più sofisticate si chiamano economia, mass media, concertazione, FMI, Fondo salva stati, ma ce n’è un arsenale intero nei depositi delle nostre fortezze, i palazzi del potere, le banche.
E’ diversa anche l’immagine delle vittime, meno sangue o corpi lacerati, certo qualcuno ultimamente si da fuoco ma potremmo chiamarlo un effetto collaterale.
Per il resto le nuove vittime hanno fattezze diverse, assomigliano più ai disoccupati, ai precari, alle imprese fallite, alle famiglie in difficoltà e nelle ultime battaglie è stata identificata anche una categoria nuova, quella degli “esodati”, ma devono essere stati colpiti da una arma ancora poco conosciuta.
Sono veramente poche le differenze dall’ultima vera guerra:
- Da dove tutto ebbe inizio? Dalla Germania.
- Quali sono stati i paesi coinvolti? Con modalità e tempistiche diverse e pagando il tributo più alto, l’Italia, la Spagna, la Grecia, un pò meno pesante la Francia (deve sempre distinguersi).
- Salvatori del mondo? L’Inghilterra, sempre in una posizione di mezzo, l’America che però nel tempo ha cambiato nemico, sempre a Oriente, non più il Giappone ma la Cina.
- E la Svizzera e i paesi del nord-Europa? Neutrali, come sempre.
- E i nord-africani? Per capirci quelli del film “La Ciociara”? E’ inutile infierire.
Ecco, questo è quello che credo sia il tema, prima ci renderemo conto che siamo in guerra, una guerra interminabile perchè poco chiaro chi siano i buoni e i cattivi, e prima ci troveremo al momento della ricostruzione.
Abbiamo l’opportunità di cambiare qualcosa, di rinnovarci, di cambiare il senso dei valori e invertire la rotta. Il tramonto delle vecchie attività se da una parte può sancire un fallimento dall’altra può stimolare nuovi progetti.
Non dobbiamo ricostruire città distrutte dai bombardamenti, ma una società e un ambiente feriti nel profondo, non dobbiamo comprare il carburante alla borsa nera ma trovarne di alternativi, non dobbiamo piangere i nostri morti ma restituire dignità a generazioni che molto hanno ancora da dare ma che niente ricevono in cambio.
Si parla di ridistribuzione della ricchezza, di equità sociale, di diritto al lavoro, cose che non ci sono mai state, ma sembrano più alibi per non arrivare al vero problema che è il fallimento di un modello economico.
Ma qualsiasi governo è impotente rispetto a questo problema senza la collaborazione di tutti, ecco perchè i paesi che per cultura per educazione per passato storico hanno un approccio diverso alla struttura della società, ciclicamente mostrano segni di insofferenza verso gli altri paesi.
Ci sono intere città da mettere “a norma” da ricablare nelle infrastrutture, da adeguare al rispetto dell’ambiente, da preparare allo sfruttamento delle energie alternative.
Ci sono milioni di ettari di terre da destinare a nuove colture, ex insediamenti industriali da destinare a presidi medici di quartiere o strutture multimediali per le giovani generazioni dove tornare a fare cultura ed uscire dall’ignoranza da sempre utile al “potere”.
E tutto questo non è fantascienza, non è patrimonio di una sola parte politica, non è solo becero ambientalismo o buonismo ideologico, ma business, impresa, attività e non parassitismo.
Certo non è accumulare ricchezza tramite l’evasione fiscale, certo non è mirare solo a comprare una casa e soprattutto non è coltivare solo il proprio orticello. La decadenza si vede persino nella forma della corruzione, la passata “tangentopoli” mise alla luce un perverso sistema economico che proliferava creando, per assurdo, business e ricchezza anche ad altre componenti sociali, quello che sta emergendo in questi giorni, e da diverse parti politiche, mirava solo all' arricchimento personale.
Sono naturalmente solo degli esempi, degli elementi di riflessione di fronte alla complessità di una ricostruzione post-bellica, e gli effetti li vedranno forse solo i nostri figli. Ma se mai si comincia.....
E i mutui e le assicurazioni in tutto questo che c’entrano?
Tu che dici?