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Rincorrere lo spread o fermarsi a pensare?

12/1/2012

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Oggi avrei dovuto dar conto


delle nuove condizioni che verranno applicate ai mutui Barclays, dal prossimo 13 gennaio, caratterizzate da un forte aumento dello spread e dei costi complessivi, e dalla riduzione del loan to value cioè quanto possiamo chiedere massimo di mutuo rispetto al prezzo o al valore della casa.

Poi ho pensato che sarei diventato monotono e forse non avrei fatto un buon servizio nè a me e a tutti quelli che si occupano, come me, di consulenza, nè tantomeno a chi con ansia e aspettative sta cercando di prendere un mutuo.

E’ accertato ormai che  la disponibilità ad erogare denaro  è condizionata da  fattori legati sia alla situazione economica generale che al particolare momento che le banche tutte stanno vivendo, così come è innegabile che la loro stessa immagine è da tutti  vissuta, oggi, in maniera negativa.

Ormai è inutile quindi correre dietro ai cambiamenti quotidiani del calcolo dei tassi, che allo stesso modo dei bollettini di guerra, sembrano presagire solo lacrime e sangue.

Lo “spread”, in questi ultimi mesi ha monopolizzato la comunicazione turbando le notti di molti, riempiendo programmi televisivi, favorendo dibattiti, diventando persino oggetto di sketch, ma dando anche l’impressione di essere diventato, come spesso è avvenuto in epoche diverse, “il nemico” quello su cui si deve concentrare l’attenzione per distorglierla dal resto, che strisciante e più silenzioso procura magari danni maggiori.

A novembre 2011, ultimo dato disponibile, in Italia l’inflazione era al 3,3% poco al di sotto quella dell’area Euro, che i consumi siano fermi e che la crescita economica sia inesistente ormai lo sanno tutti, anche perchè non si parla d’altro.

La mancanza di crescita quindi avrebbe necessità di una riduzione dei tassi, per favorirne la ripresa, mentre invece dovrebbero aumentare per far fronte all’alta inflazione, questa si chiama “stagflazione”, termine terribile e oscuro, da non approfondire in questo ambiente, ma che da sempre è considerato dagli economisti il momento più difficile da gestire per uno Stato.

Allora forse è arrivato il momento di riflettere; come può ciascuno di noi fare la sua parte? Come possiamo trarre da tutto questo gli insegnamenti necessari perchè i nostri figli non si ritrovino in futuro nella stessa situazione, ammesso che non li avremo definitivamente lasciati in un mare di guai?

Certo per chi fa la mia professione il futuro appare quantomeno difficile e incerto per come si sta mettendo, ma, e lancio una domanda aperta, quanta responsabilità siamo in grado di assumerci per favorire un cambiamento.

Ne ho già parlato in un altro post, ma il rischio è che non ci troviamo a dover fronteggiare una crisi, dalla quale in qualche modo prima o poi se ne esce, bensì un cambiamento epocale verso il quale o siamo preparati o si soccombe.

Approfittiamo per aumentare la qualità di noi stessi, approfittiamo per imparare a guardare anche fuori dal nostro guscio, per condividere con altri esperienze, conoscenze, voglia di crescere, prendiamo e diamo il giusto da chi e a chi abbiamo davanti senza doverci per forza guardare alle spalle, allora, probabilmente, riusciremmo ad apprezzare di più la cosa comune vera ancora di salvezza delle economie in difficoltà.

In questi giorni abbiamo assistito ai primi fenomeni di vera e propria delazione nei confronti di quei commercianti che non emettono scontrini o fatture, e come sempre è la rete ad aver diffuso l’iniziativa rendendola virale, così come è la rete che fa sentire la vera voce della gente più di una obsoleta e inefficace manifestazione di piazza.

Ma stiamo assistendo anche all’accanita reazione delle lobbies, a cui l’attuale governo vuole sottrarre privilegi e potere, diffusissime nel nostro paese grazie anche alla nostra connivenza.

Per tornare all’inizio, chi sta per prendere un mutuo grazie alla consulenza esperta e professionale di qualcuno di noi, nonostante “lo spread”, ci riuscirà, ma a noi come cittadini, padri, madri e contribuenti la consulenza chi ce la fa?

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